Uno degli argomenti usati per criminalizzare in Italia l'intera comunità cinese é quello che esalta e sottolinea la sua "chiusura". Un'indagine svolta nel Rione Esquilino da un gruppo di antropologi ("Esquilino Plurale") e di orientalisti (dell'Associazione "VersOriente") romani nel 2005 e presentata a novembre di quell'anno presso la Facoltà di Studi Orientali dell'Università "La Sapienza" di Roma (che si trova proprio all'Esquilino) ha tra l'altro messo in evidenza i punti seguenti relativi ale forme in cui sono organizzate le vetrine e gli spazi dei negozi cinesi, non solo di abbigliamento e calzature (di cui é nota la funzione prevalente di show-room) ma anche di alimentari:
1. Non si realizza alcun entativo di attrarre clienti (Cinesi o Italiani) attraverso offerte speciali o una cura delle vetrine che le rendano attrattive o spazi dedicati a tipologie particolari di prodotti come invece pure avviene nei negozi consimili a Beijing (dove ad esempio è stata documentata fotograficamente da "VersOriente" la creazione di "angoli del té" e l'uso di elementi decorativi radizionali anche nei supermarkets);
2. Non si realizzano iniziative promozionali, tanto meno in rapporto con i pur presenti ristoranti cinesi (ad esempio: degustazioni, settimane di cucina, ecc.), né presenze organizzate che uniscano aspetti culturali e commerciali in iniziative interculturali che pure si svolgono sistematicamente all'Esquilino;
3. Non si nota alcuno sforzo (a differenza di quanto in parte fanno i ristoranti cinesi) per evidenziare gli elementi storici, culturali, tradizionali cinesi nelle vetrine e negli spazi espositivi dei negozi, anche quando la vendita dei prodotti lo permetterebbe (esempio: té, cermiche, oggettistica, abiti che riprendono modelli tradizionali, fiori artificiali, ecc.).
4. Non si realizza alcuna iniziativa proposta dalla comunità cinese (o dalle sue Associazioni) in rapporto con la facoltà di Studi Orientali dell'Università, pure situata in quel Rione, né coi suoi studenti (che risultano a loro volta apatici rispetto alla ricca realtà cinese del Rione ed alle occasioni di approfondimento linguistico e culturale che tale presenza offrire).
Questi elementi portano alle seguenti conseguenze:
a. impediscono di sfruttare al massimo il potenziale economico di certe merci e della propria presenza nella città (ad esemio, a Roma la catena italiana di negozi di prodotti "esotici" CASTRONI vende anche a 4 volte il prezzo praticato dai Cinesi i prodotti erboristici, alimentari e le bevande cinesi, ma i Cinesi non sviluppano alcuna campagna promozionale per attirare gli acquirenti romani che pure avrebbero facile accesso al'Esquilino grazie alla metropolitana);
b. rafforzano le barriere umane e culturali fra Cinesi e Italiani e favoriscono gli stereotipi anticinesi, anche impedendo di comprendere quanti elementi della quotidianeità italiana hanno in effetti una origine storica cinese.
L'analisi mostra anche come tra le cause di questa sottovalutazione di grandi opportunità di dialogo, di interazione e anche di guadagno (il valore immateriale di certe merci-simbolo, come il té, i prodotti erboristici, le ceramiche, taluni prodotti di oggettistica, pu? infatti trainare l'immagine dell'intero commercio cinese!) insite in un trattamento differente degli spazi commerciali e delle vetrine (che sfrutti anche le mode esotistiche difuse in Occidente) vi siano i seguenti elementi:
- scarsa conoscenza della lingua italiana da parte dei commecianti in rapporto alla preparazione di materiali priomozionali scritti (ma la cosa potrebbe essere in parte risolta con l'aiuto dei Cinesi di seconda generazione e di Italiani interessati a collaborare);
- scarsa consapevolezza da parte dei commercianti cinesi dell'importanza del valore "esotico" di certe merci (alimentari e oggetistica) e del vantaggio d'immagine complessiva per tutta la comunità commerciale cinese di esaltare tali valori (ma vale la considerazione precedente su possibili soluzioni);
- scarsa conoscenza da parte dei Cinesi impegnati duramente nel Commercio degli elementi della Storia cinese e dei suoi raporti con quella italiana ed europea collegati a taluni prodotti (ma si potrebbe dar vita ad iniziative congiunte di approfondimento).
Cosa aspettiamo per cominciare assieme, Cinesi ed Italiani, ad agire per mutare questa realtà?
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