RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti - page 4 - Costume & Società - Associna Forum

Autore Topic: RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti  (Letto 23744 volte)

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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #45 il: 25 Dicembre, 2012, 09:20:50 am »
batsa chiedere anche ad aziende vinicole come "i due aironi" che ha fatto una prova con i suoi vini in cina, dalla prova è risssultato che non erano abbastanza dolci (pignoletto, sangiovese, barbera ecc.) pertanto ha dovuto produrre una linea per il mergato cinese più dolce

invece di chiedere ad un singolo (in organizzatore di banchetti, un'azienda), basta invece guardare sul web o andare in quei luoghi presenti anche a Bologna detti enoteche...e farsi dire quanti e quali vini dolci, assai dolci, niente affatto aspri esistini....

certo, mettere sullo stesso piano il Barbera (che dolce in genere non é) col Sangiovese (che ha una gamma di asprezze e dolcezze vastissima, é cosa che un gestore di enoteca ( anche di una semplice bottiglieria) non farebbe mai......; peraltro quell'azienda citata da vasco non ha nei vini che pubblicizza né Barbera (ovviamente, dato che il Barbera si produce solo in Piemonte e l'azienda citata da vasco é bolognese) né Sangiovese ma semmai Sauvignon e Chardonnay.... strano, no, che vini che non produce (né può produrre, come il Barbera) abbiano avito poco successo in Cina.....

http://www.idueaironi.it/

d'altra parte i Cinesi sono abituati, in campo alcoolico, al mao tai ed alla birra tsingtao, che certo dolci non sono

quindi la polemica sull'asprezza é fuorviante rispetto alla questione vera che é semplicemente di marketing (specie per i vini rossi, che sono i più apprezzati in Cina), come conferma il fatto che vini, appunto, di qualità INFERIORE a quelli italiani (es.: cileni e australiani) sono più venduti in Cina, nonostante il gusto sia lo stesso (i vitigni sono gli stessi, importati in quelle terre dagli Italiani, tranne nel caso dei vini cileni da vitigni tedeschi....); la lavorazione é diversa (e pure il soleggiamento ed i terreni), il che muta la qualità che però, va detto, é cresciuta negli anni al punto che si vendono vini cileni anche nei supermercati italiani...ad un prezzo SUPERIORE a quello dei corrispondenti vini italici!

in breve, l'Italia spesso ha problemi di qualità dei prodotti e di innovazione (vedi auto FIAT e confronto coi concorrenti che hanno puntato sull'ibrido da anni), nonché, anche in campo vinicolo, di truffe (che spesso coinvolgono vergognosamente gli stessi vertici dei Consorzi di tutela!) capaci di cancellare per anni il lavoro di promozione dell'immagine ma anche quando non ce li ha (vedi vini, formaggi, salumi, siti turistici) ha problemi immensi di marketing errato, clientelare, provinciale, campanilistico, incapace di "fare sistema" come, per i vini, spiega bene l'articolo che ho linkato e che coi suoi dati vale più dell'opinione di un singolo organizzatore di banchetti o vendiore...

l'azienda vinicola "Piccini" é toscana, esiste dal 1882 e produce ottimi vini; ad essa é collegata un'azienda di famiglia di commercializzazione ed una di export:

http://www.tenutepiccini.it/
http://www.ebay.it/sch/sis.html?_nkw=Angiolo+Piccini+esportatore+vini+Poggibonsi+Toscana+&_itemId=250790348688
http://www.misterimprese.it/toscana/siena/poggibonsi/agenti-e-rappresentanti-di-commercio/2490738.html

che in Cina si promuovano più i marchi aziendali che le denominazioni dei vini italiani é appunto uno degli errori di marketing (neppure il peggiore)....Prova a vedere se si conoscono di più i  vini BORDEAUX o i singoli nomi delle singole aziende produttrici..... (o se si traslittera da parte dei produttori Bordeaux in non so quali ideogrammi di fantasia...); del resto i Francesi si guardano bene dal promuovere anche i nomi dei vitigni (anche perché con lo stesso vitigno si fanno vini in varie aree, dello stesso Paese e del Mondo: é il caso di sdauvignon e merlot per i Bordeaux...)

guardate i dati del Bordeux, col suo 95% di DOC e 500.000 bottiglie l'anno eccellenti!
http://www.enotecaletteraria.it/i-vini-di-bordeaux.html
 e leggete qui:
Una considerazione doverosa, per capire la filosofia francese del vino, va fatta appunto sui grandi numeri. Grandi numeri significa anche un solo imbottigliamento, e un solo imbottigliamento da vita a vini tutti uguali tra di loro. Poi, in base alla qualità dell’intera produzione, si decide il prezzo della massa. Ecco perché alcuni anni il prezzo dello stesso vino è più basso, altri più elevato.
ecco cosa significa tra l'altro saper fare sistema (e stiamo parlando di 60-70 mila produttori!), a differenza che in Italia (dove il Chianti ad esempio é ancora diviso in "putto" e "gallo nero"!)

Altra fortissima nota distintiva di una regione come Bordeaux risiede nel grandissimo know how sul vino che si è formato e tramandato di generazione in generazione. Anche grazie al contributo di due fondamentali personaggi che hanno partecipato a creare il mito e la storia di Bordeaux in Francia e nel mondo: Michel Rolland con la mania per l’ossigenazione dei vini, e Robert Parker per aver scritto volumi e volumi su Bordeaux. Questa Cultura del vino si tramanda sempre uguale da decenni e il vino si fa sempre nella stessa maniera, non esistono discussioni circa metodi o strumenti differenti.
ecco cosa significa saper promuovere i valori immateriali dei prodotti

ed ecco il risultato in Cina:
http://www.uiv.it/corriere/incrollabile-il-predominio-dei-vini-di-bordeaux-cina
http://italian.cri.cn/761/2012/03/19/221s158368.htm
1,97 miliardi di Euro!!!! questo vuol dire saper vendere!

e ciò nonostante le contraffazioni che tanto temono quelli del Consorzio del Chianti e che riguardano pure il Bordeaux ma che evidentemente non ne scalzano il primato...perché si sa come rispondere senza marchietti di fantasia...
http://www.winenews.it/news/28309/come-cambia-bordeaux-la-storia-del-vino-simbolo-di-francia-celebrato-in-tutto-il-mondo-e-oggi-grande-passione-dei-wine-lover-cinesi-tra-status-symbol-investimenti-e-la-costante-minaccia-della-contraffazione
Attraverso l’innovazione, ancora di salvezza della tradizione. A pensarla così, tra gli altri, Jean-Luc Barbier, direttore generale dell’interprofession champenoise, che spiega come “la sfida, oggi, è quella di mettere a punto un dispositivo sofisticato, non duplicabile ed indistruttibile, che permetta di distinguere il falso dall’autentico senza aprire la bottiglia”. Caratteristiche cui risponde la tecnologia Prooftag, messa a punto da GeoWine, ma ce ne sono tante altre pronte sul mercato, sfruttando le potenzialità del marketing mobile e della doppia tracciabilità, così da rendere praticamente impossibile qualsiasi velleità da parte dei contraffattori dell’Estremo Oriente. E non è tutto, perché dove non arriva la tecnologia (che a volte si scontra con i tempi della burocrazia), arriva il buon senso, come nel caso dei 6 “wine merchant” indipendenti, Adnams, Berry Bros & Rudd, Corney & Barrow, Lea & Sandeman, Tanners, Yapp Brothers, riuniti sotto uno stesso tetto, “The Bunch”, che hanno deciso di puntare sull’autoregolamentazione, e quindi sul ferreo controllo della provenienza dei loro vini, per difendersi dal pericolo contraffazione. Come spiega Adam Brett-Smith, a capo della Corney & Barrow e rappresentante di turno della “The Bunch”, “l’obiettivo è migliorare il nostro codice di condotta. Dobbiamo concentrarci sulla provenienza, includendo tra le informazioni la provenienza dell’acquisto, come è stato spedito, se sia stato comprato direttamente o attraverso un intermediario


altro che "salute dell'imperatore"...

ma in Italia siamo "creativi" invece di imparare umilmente da chi ha successo....
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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #46 il: 25 Dicembre, 2012, 09:28:42 am »
del resto ecco la tendenza...:
http://www.ilsecoloxix.it/p/economia/2011/01/24/ANYyFyeE-bordeaux_arriva_grazie.shtml
la concorrenza al Chianti e al Barbera viene dalla Cina. Il Paese della Grande Muraglia sta imparando a fare il vino e presto bottiglie con le etichette Great Wall, Dynasty o Changyu potrebbero trovare un posto nelle enoteche dell’Occidente. Come ogni altro tipo di export dalla Cina, anche quello del vino marcia a passi da gigante: nel 2006 i cinesi non erano neanche tra i 10 maggiori produttori di vino del mondo ma entro la metà del prossimo decennio il vino di quel Paese batterà, quanto a quantità, quello australiano, con una produzione annuale destinata a salire da 72 milioni di casse a 128 milioni entro il 2014 (...)
La vasta disponiblità di terreni per vigneti e la varietà di clima e topografia fanno della Cina «una potenziale superpotenza» nel settore della viticultura, ha scritto oggi il quotidiano britannico Independent. (...)Pensando ai nuovi enofili cinesi il gruppo francese Marie Claire sta per lanciare una edizione cinese di uno dei più illustri mensili di vini del mondo, Revue du Vin de France, mentre Dynasty Fine Wines, una dei maggiori produttori del Paese che è in parte controllata dal gigante del liquore francese Remy Cointreau, sta facendo shopping di vigneti: «Abbiamo visitato oltre venti fattorie e quelle in Francia e Australia sono ai primi posti sulla nostra lista delle aquisizioni», ha detto al China Daily il presidente Bai Zhisheng, con l’obiettivo di ottenere «la migliore qualità del vecchio mondo e la scala di produzione del nuovo mondo».


e la risposta quale sarebbe? truffe stile Brunello e Chianti, frammentazione dell'offerta, promozione aziendale invece che dei DOPGC, assenza di marketing, rifiuto di imparare dagli altri e...."salute dell'imperatore"!? ......

uccidiamo anche la vinicoltura italica.....ognuno si suicida come vuole....
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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #47 il: 25 Dicembre, 2012, 09:50:46 am »
"Prova a vedere se si conoscono di più i  vini BORDEAUX o i singoli nomi delle singole aziende produttrici..... (o se si traslittera da parte dei produttori Bordeaux in non so quali ideogrammi di fantasia...)"

Come dicevo sopra, Bordeaux ha già una traslitterazione "popolare" spontanea: 波尔多. Nome inventato dai cinesi, non dall'azienda produttrice.
Anche Chianti ha già una traslitterazione: 基安蒂.
Quindi 康帝 (che ripeto non significa "salute dell'imperatore", ma "imperatore in salute") è in contrasto con una traduzione già preesistente.*
Senza contare, come ho già detto prima, che 罗曼尼·康帝 è la traduzione di Romanée Conti

*ma noi a queste cose siamo abbastanza abituati. Per esempio noi (cinesi d'Italia) chiamiamo Firenze "feilenci" mentre il nome ufficiale in cinese è Foluolunsa.

È vero che i cinesi non sono abituati agli alcoolici dolci, poiché bevono o la birra o le bavande alcooliche tradizionali baijiu (grappe come erguotou, maotai, wuliangye) e huangjiu (vino di riso bevuto soprattutto nello Zhejiang).
Il problema non è che vogliono la dolcezza, ma mal sopportano l'acidità. 10 anni fa, quando i vini d'uva ancora non erano molto diffusi tra la gente comune, molti bevevano il vino rosso ghiacciato miscelato con coca cola e sprite. Poiché appunto non sono abituati all'acidità del vino. E furono molto sorpresi nel vedere che io sorseggiavo il vino "liscio". :D
Mio nonno e un mio zio in Cina sono dei grandi bevitori di huangjiu ma non riescono a farsi piacere il vino d'uva occidentale, perché appunto troppo "acido".

Poi come altrove ci sono anche gli intenditori di vino, che però direi che sono una cerchia abbastanza ristretta.

vasco reds

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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #48 il: 25 Dicembre, 2012, 10:10:29 am »
CVD.... e mi fermo

vasco reds

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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #49 il: 25 Dicembre, 2012, 10:23:10 am »
ma oggi è natale!!! allora non sono più scherzi prenatalizi, ma ti stai buttando anche su scherzi natalizi!!!! ma così confondi i bimbi che ci leggono con carnevale (dove ogni schezo vale) e il primo aprile (col pesce d'aprile) infatti:

batsa chiedere anche ad aziende vinicole come "i due aironi" che ha fatto una prova con i suoi vini in cina, dalla prova è risssultato che non erano abbastanza dolci (pignoletto, sangiovese, barbera ecc.) pertanto ha dovuto produrre una linea per il mergato cinese più dolce

invece di chiedere ad un singolo (in organizzatore di banchetti, un'azienda), basta invece guardare sul web o andare in quei luoghi presenti anche a Bologna detti enoteche...e farsi dire quanti e quali vini dolci, assai dolci, niente affatto aspri esistini....

certo, mettere sullo stesso piano il Barbera (che dolce in genere non é) col Sangiovese (che ha una gamma di asprezze e dolcezze vastissima, é cosa che un gestore di enoteca ( anche di una semplice bottiglieria) non farebbe mai......; peraltro quell'azienda citata da vasco non ha nei vini che pubblicizza né Barbera (ovviamente, dato che il Barbera si produce solo in Piemonte e l'azienda citata da vasco é bolognese) né Sangiovese ma semmai Sauvignon e Chardonnay.... strano, no, che vini che non produce (né può produrre, come il Barbera) abbiano avito poco successo in Cina.....

http://www.idueaironi.it/

il titolate dei 2 aironi è un VERO professore della facoltà di agraria di bologna e se avessi davvero letto il sito che riporti ti saresti accorto che in "chi siamo" riporta:
Con la “Special Edition”, offriamo inoltre una libera interpretazione delle nostre produzioni per assecondare i gusti della nostra clientela, soprattutto estera, più orientata verso le sensazioni più morbide e profumate.Spedizioni in tutta Italia e nei paesi autorizzati dalle vigenti norme doganali.


inoltre se avessi aperto la sezione "i nostri vini" sotto "special edition" avresti notato che il vino "duetto rosso d'italia" è un Cabernet Sauvignon -Barbera

su su cavallo oggi è natale basta scherzi!

vasco reds

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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #50 il: 25 Dicembre, 2012, 10:29:29 am »
dimenticavo, i due aironi ha anche il sito in cinese.... chissà perchè.... sarà mica uno scherzo prenatalizio?
http://www.idueaironi.it/chi-siamo?lang=zh

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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #51 il: 25 Dicembre, 2012, 10:42:28 am »
 tornando seri, dopo tantio scherzi, vedo che si preferisce continuare il giochino del "l'ha detto tizio, mio zio dice, l'organizzatore di banchetti afferma...", ecc.

che peccato....

io resto invece ai dati ed alle analisi contenute in quei links che ho postato e che nessuna battutina su casi individuali smentisce.

ho postato i dati sulla differenza abissale di strategie di Francesi ed Italiani nell'export e nel marketing dei vini, ho postato i links sugli scandali del Brunello e del Chianti (altro che metterci toppe coi nomi di fantasia...!), ho sottoplineato che vini ben ptù aspri di quelli italiani sono vendutissimi in Cina (proprio i Bordeaux...) il che da solo smentisce ogni favoletta sul valore di gusto personali in questo campo, ho postato analisi sulle misure intelligenti dei Francesi per promuovere i loro vini e sui risultati che ottengono in termini di vendite, ecc.

dati indiscutibili a cui si continua a cercare di replicare con casi individuali privi di rilevanza...

questo non é uno scherzo ma un sintomo del perché in Italia sia difficile fare analisi serie e ci siano secoli di ritardo culturale sulla promozione dei valori immateriali... (non solo su questo tema)

il che conferma chi é "anti-Italiano" e chi no.... senza scherzi.... e perché l'Italia nel complesso meriti quel che le sta succedendo, anche senza incolpare solo i "politici" (i dirigenti truffatori di certi consorzi vinicoli, i "prenditori" alla Marchionne, i camorristi che controllano la filiera della mozzarella e il mercato di Fondi, ecc. non sono politici ma sono peggio di loro....)
per me il discorso é chiuso: ci pensano i dati sulle vendite a dimostrare chi ha gli occhi aperti, chi sa migliorare, chi é esempio e chi invece no....

adieu! come direbbero fra le risate i dirigenti del Consorzio del Bordeaux a quelli del Chianti......
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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #52 il: 25 Dicembre, 2012, 16:27:45 pm »
Guarda, io non sono un amante dei vini rossi italiani perché come dici tu spesso son poco buoni in bocca. Vini francesi e sudamericani son più buoni, con questi ultimi che son pure meno cari. Un tra cosa che ho riscontrato è che in Francia, pure nella bettola, il vino è quasi sempre buono mentre da noi ti servono il vino fatto con le bustine che ti fa venire il mal di testa. Ma porcaccia miseria, ci son produttori sconosciuti che fanno vino decente a 2 soldi ma pigliate quello !

C'è pero da dire che i bianchi li amo e son buoni. Solo che in Cina il vino bianco non ha preso ancora piede e gli devi sempre dire che è vino bianco d'uva e non è grappa :)

questa è follia! questa è blasfemia!!!

vade retro!!!!!

Non l'ho capita :(

C'ho pure un pochino d'alcol sulle spalle :D


vini sudamericani più buoni dei rossi italiani? preferisci i vini bianchi? Mi fai venire i brividi...Il vino è rosso! e basta..

per come la vedo io, opinione personale, poi ognuno pensi quel che vuole:

 il vino non deve essere buono da subito e facile da bere, è un po' un gusto aquisito, infatti ai bambini il vino non piace, è acido, dà un po' noia e il gusto è persistente in bocca... I vini neozelandesi sudamericani sudafricani ecc sono tutti vini che classicamente tolgono tutto dal vino, ne fanno una bevanda sciapa che non dà noia e non ha nessun vero sapore, non è quasi acida, ecc.. Quello è il vino fast food, il vino fatto per chi non beve vino. Non è vino secondo me.
C'è un elemento che ha rovinato questo forum. E' stato lasciato libero di agire usando modalità di dialogo che vengono usate in politica (ex PCI). Negare sempre tutto a favore dell'ideologia, mettere in bocca agli altri cose mai dette. Caos.

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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #53 il: 25 Dicembre, 2012, 17:04:23 pm »
Entero,

preferisco i bianchi per un fatto di gusto. E' molto più facile trovarne che mettono daccordo tutti. E sono un amante dei crostacei :) se ce bevi il rosso collassi. I rossi che vanno bene per la mia bocca (e il mio stomaco che non è sano) sono veramente pochi. E non son per tutti. Mi riesce più facile trovarne in Francia.

Prima non avevo questi problemi ora si. E per questo bevo il bianco che mi è più facilmente digeribile e non mi da fastidio in bocca. Ed è ottimo come aperitivo anche.

Alcuni vini cileni sono mediamente più buoni di tanti vini italiani. E costano di meno. Da noi tanti produttori fanno monnezza, costa di più e non riescono a piazzarla. Il motivo è solo questo. Mica li avrai assaggiati tutti. C'è chi li fa buoni chi meno.

Mica ho detto tutti i vini :D

« Ultima modifica: 25 Dicembre, 2012, 17:06:00 pm da Stefanoski »
C'è un elemento che ha rovinato questo forum. E' stato lasciato libero di agire usando modalità di dialogo che vengono usate in politica (ex PCI). Negare sempre tutto a favore dell'ideologia, mettere in bocca agli altri cose mai dette. Caos.

Rigira tutte le frittate e prende gli utenti per sfinimento. Che alla fine sbroccano.

Razzista contro gli italiani (è italiano), cerca di mettere indigeni e migranti l'uno contro l'altro. Creando divergenze.

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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #54 il: 27 Dicembre, 2012, 15:06:17 pm »
Mi raccomando, fermatevi prima di scrivere altre ripicche e risentimenti personali.
La questione dei vini a quanto pare è molto complicata. Quindi merita una discussione pacifica ma sostenuta e con più voci/opinioni.
Manteniamo questo livello di discussione e andrà benissimo!

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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #55 il: 27 Dicembre, 2012, 16:33:37 pm »
Sono appena tornato dal supermercato stasera (vivo a Pechino), e nel banco dei vini sono rimasto allibito. La stragrande maggioranza (direi 90%) dei vini esposti erano vini francesi, di cui circa 3 quarti Bordeaux, e altri vini francesi Bourgogne o Chatêaux qualcosa.
Nel restante 10%, qualche vino cileno, e un paio di vini australiani. Nessun vino italiano!
Questo al supermercato 华堂/Ito Yokado (catena giapponese).

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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #56 il: 27 Dicembre, 2012, 18:07:09 pm »
grazie, cvd
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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #57 il: 08 Gennaio, 2013, 09:39:18 am »
per chi fosse interessato ad approfondire la situazione (emblematica) della differenza di export in Cina dei vini italiani e francesi e gli fossero sfuggiti nel corso dell'appena concluso 2012 alcuni contributi analitici sul tema, segnalo, spulciando fra i mesi scorsi (in attesa dei futuri dati 2013):

http://www.ilsecoloxix.it/p/economia/2012/11/13/APiM7CwD-batte_francia_cina.shtml
Francia batte Italia 53 a 8

http://www.winenews.it/news/27173/la-francia-gi-il-primo-esportatore-di-vino-in-cina-ma-con-il-piano-triennale-di-promozione-messo-a-punto-dal-governo-getta-le-basi-per-il-predominio-assoluto-attraverso-marketing-e-gdo-per-una-vera-rivoluzione-culturale
Un piano di marketing pensato sia per i consumatori che per gli stessi sommelier cinesi, ed interamente progettato da “Ubifrance”, agenzia governativa francese, che trova la sua spina dorsale nelle degustazioni guidate, e soprattutto in tutor per il commercio e i consumatori, senza dimenticare un punto di forza fondamentale: la grande distribuzione francese in Cina, a partire da Carrefour.



http://chinawinemarket.wordpress.com/
I casi (rari) di vero successo del vino italiano in Cina, dimostrano quanto sto sostenendo da anni rispetto alle strategie di penetrazione commerciale, che si riassumo in due punti chiave:

•Insediamento diretto dell’Azienda sul territorio (in questo caso con una Joint Venture)
•Ricerca del contatto diretto con il consumatore finale con politiche di branding a supporto del sell out (in questo caso con punti vendita diretti, come ho sempre sostenuto).Chi avesse letto il mio studio VINO ITALIANO IN CINA, riscontrerebbe che questo successo e’ solo il frutto di corrette commerciali e di marchio, e l’autentica “corsa all’oro” , o se preferite, “attacco alla diligenza”, a cui stiamo assistendo da parte dei produttori italiani, si rivelera’ ancora una volta un flop per le aziende che non sapranno, o non potranno, adottare strategie commerciale corrette, come quelle che abbiamo appena descritto.


naruralmente se ne possono trovare anche altri, ma questi affrontano alcuni dei punti-chiave della questione che, ripeto, é per me emblematica dato che il vino resta il prodotto-simbolo principale del madeinItaly agroalimentare e se si fallisce su quello (per pura insipienza ed incapacità, clientelismo e approssimazione, sottovalutazione del target, spocchia e rifiuto di ispirarsi a chi invece trionfa)....immaginarsi sul resto
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Senbee

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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #58 il: 08 Gennaio, 2013, 13:57:04 pm »
almeno chianti è diventato "salute dell'imperatore", sassicaia che non si è inventato un nome cinese, molti cinesi lo chiamano "sajikaoya"="uccidere il pollo e arrostire l'anatra"

Ricordo che ho riso moltissimo quando mi hanno detto che "massage" viene traslitterato con un  馬殺雞 "ma sa ji" che significa "cavallo uccide pollo" :D

Siccome da piccolo mi chiamavano "Teto" alcuni cinesi mi appiopparono l'altisonante trascrizione "te duo". Dopo qualche ricerca mi sono auto-affibbiato ila trascrizione "tie tou" (testa di ferro) che è tipico delle campagne e mi piace moltissimo ^_^ L'avevo sentito nel bellissimo film "The Blue Kite" (film cinese censuratissimo in Cina).

Non sarei così critico nei confronti di queste traslitterazioni, però solo se il nome "Chianti" rimane. Poi magari sotto va benissimo una traslitterazione, ancor meglio se scherzosa.
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Re:RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
« Risposta #59 il: 08 Gennaio, 2013, 15:25:54 pm »
scoperto come "pregiatissimo"bordeaux invade la cina dei buongustai etilici..... in effetti basta cercare

http://divini.corriere.it/2012/05/17/i-falsi-francesi-nella-cina-dei-falsi-crollano-i-prezzi-dei-superwine/