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RPC: discutibile mossa del Consorzio del Chianti
cavallo:
batsa chiedere anche ad aziende vinicole come "i due aironi" che ha fatto una prova con i suoi vini in cina, dalla prova è risssultato che non erano abbastanza dolci (pignoletto, sangiovese, barbera ecc.) pertanto ha dovuto produrre una linea per il mergato cinese più dolce
invece di chiedere ad un singolo (in organizzatore di banchetti, un'azienda), basta invece guardare sul web o andare in quei luoghi presenti anche a Bologna detti enoteche...e farsi dire quanti e quali vini dolci, assai dolci, niente affatto aspri esistini....
certo, mettere sullo stesso piano il Barbera (che dolce in genere non é) col Sangiovese (che ha una gamma di asprezze e dolcezze vastissima, é cosa che un gestore di enoteca ( anche di una semplice bottiglieria) non farebbe mai......; peraltro quell'azienda citata da vasco non ha nei vini che pubblicizza né Barbera (ovviamente, dato che il Barbera si produce solo in Piemonte e l'azienda citata da vasco é bolognese) né Sangiovese ma semmai Sauvignon e Chardonnay.... strano, no, che vini che non produce (né può produrre, come il Barbera) abbiano avito poco successo in Cina.....
http://www.idueaironi.it/
d'altra parte i Cinesi sono abituati, in campo alcoolico, al mao tai ed alla birra tsingtao, che certo dolci non sono
quindi la polemica sull'asprezza é fuorviante rispetto alla questione vera che é semplicemente di marketing (specie per i vini rossi, che sono i più apprezzati in Cina), come conferma il fatto che vini, appunto, di qualità INFERIORE a quelli italiani (es.: cileni e australiani) sono più venduti in Cina, nonostante il gusto sia lo stesso (i vitigni sono gli stessi, importati in quelle terre dagli Italiani, tranne nel caso dei vini cileni da vitigni tedeschi....); la lavorazione é diversa (e pure il soleggiamento ed i terreni), il che muta la qualità che però, va detto, é cresciuta negli anni al punto che si vendono vini cileni anche nei supermercati italiani...ad un prezzo SUPERIORE a quello dei corrispondenti vini italici!
in breve, l'Italia spesso ha problemi di qualità dei prodotti e di innovazione (vedi auto FIAT e confronto coi concorrenti che hanno puntato sull'ibrido da anni), nonché, anche in campo vinicolo, di truffe (che spesso coinvolgono vergognosamente gli stessi vertici dei Consorzi di tutela!) capaci di cancellare per anni il lavoro di promozione dell'immagine ma anche quando non ce li ha (vedi vini, formaggi, salumi, siti turistici) ha problemi immensi di marketing errato, clientelare, provinciale, campanilistico, incapace di "fare sistema" come, per i vini, spiega bene l'articolo che ho linkato e che coi suoi dati vale più dell'opinione di un singolo organizzatore di banchetti o vendiore...
l'azienda vinicola "Piccini" é toscana, esiste dal 1882 e produce ottimi vini; ad essa é collegata un'azienda di famiglia di commercializzazione ed una di export:
http://www.tenutepiccini.it/
http://www.ebay.it/sch/sis.html?_nkw=Angiolo+Piccini+esportatore+vini+Poggibonsi+Toscana+&_itemId=250790348688
http://www.misterimprese.it/toscana/siena/poggibonsi/agenti-e-rappresentanti-di-commercio/2490738.html
che in Cina si promuovano più i marchi aziendali che le denominazioni dei vini italiani é appunto uno degli errori di marketing (neppure il peggiore)....Prova a vedere se si conoscono di più i vini BORDEAUX o i singoli nomi delle singole aziende produttrici..... (o se si traslittera da parte dei produttori Bordeaux in non so quali ideogrammi di fantasia...); del resto i Francesi si guardano bene dal promuovere anche i nomi dei vitigni (anche perché con lo stesso vitigno si fanno vini in varie aree, dello stesso Paese e del Mondo: é il caso di sdauvignon e merlot per i Bordeaux...)
guardate i dati del Bordeux, col suo 95% di DOC e 500.000 bottiglie l'anno eccellenti!
http://www.enotecaletteraria.it/i-vini-di-bordeaux.html
e leggete qui:
Una considerazione doverosa, per capire la filosofia francese del vino, va fatta appunto sui grandi numeri. Grandi numeri significa anche un solo imbottigliamento, e un solo imbottigliamento da vita a vini tutti uguali tra di loro. Poi, in base alla qualità dell’intera produzione, si decide il prezzo della massa. Ecco perché alcuni anni il prezzo dello stesso vino è più basso, altri più elevato.
ecco cosa significa tra l'altro saper fare sistema (e stiamo parlando di 60-70 mila produttori!), a differenza che in Italia (dove il Chianti ad esempio é ancora diviso in "putto" e "gallo nero"!)
Altra fortissima nota distintiva di una regione come Bordeaux risiede nel grandissimo know how sul vino che si è formato e tramandato di generazione in generazione. Anche grazie al contributo di due fondamentali personaggi che hanno partecipato a creare il mito e la storia di Bordeaux in Francia e nel mondo: Michel Rolland con la mania per l’ossigenazione dei vini, e Robert Parker per aver scritto volumi e volumi su Bordeaux. Questa Cultura del vino si tramanda sempre uguale da decenni e il vino si fa sempre nella stessa maniera, non esistono discussioni circa metodi o strumenti differenti.
ecco cosa significa saper promuovere i valori immateriali dei prodotti
ed ecco il risultato in Cina:
http://www.uiv.it/corriere/incrollabile-il-predominio-dei-vini-di-bordeaux-cina
http://italian.cri.cn/761/2012/03/19/221s158368.htm
1,97 miliardi di Euro!!!! questo vuol dire saper vendere!
e ciò nonostante le contraffazioni che tanto temono quelli del Consorzio del Chianti e che riguardano pure il Bordeaux ma che evidentemente non ne scalzano il primato...perché si sa come rispondere senza marchietti di fantasia...
http://www.winenews.it/news/28309/come-cambia-bordeaux-la-storia-del-vino-simbolo-di-francia-celebrato-in-tutto-il-mondo-e-oggi-grande-passione-dei-wine-lover-cinesi-tra-status-symbol-investimenti-e-la-costante-minaccia-della-contraffazione
Attraverso l’innovazione, ancora di salvezza della tradizione. A pensarla così, tra gli altri, Jean-Luc Barbier, direttore generale dell’interprofession champenoise, che spiega come “la sfida, oggi, è quella di mettere a punto un dispositivo sofisticato, non duplicabile ed indistruttibile, che permetta di distinguere il falso dall’autentico senza aprire la bottiglia”. Caratteristiche cui risponde la tecnologia Prooftag, messa a punto da GeoWine, ma ce ne sono tante altre pronte sul mercato, sfruttando le potenzialità del marketing mobile e della doppia tracciabilità, così da rendere praticamente impossibile qualsiasi velleità da parte dei contraffattori dell’Estremo Oriente. E non è tutto, perché dove non arriva la tecnologia (che a volte si scontra con i tempi della burocrazia), arriva il buon senso, come nel caso dei 6 “wine merchant” indipendenti, Adnams, Berry Bros & Rudd, Corney & Barrow, Lea & Sandeman, Tanners, Yapp Brothers, riuniti sotto uno stesso tetto, “The Bunch”, che hanno deciso di puntare sull’autoregolamentazione, e quindi sul ferreo controllo della provenienza dei loro vini, per difendersi dal pericolo contraffazione. Come spiega Adam Brett-Smith, a capo della Corney & Barrow e rappresentante di turno della “The Bunch”, “l’obiettivo è migliorare il nostro codice di condotta. Dobbiamo concentrarci sulla provenienza, includendo tra le informazioni la provenienza dell’acquisto, come è stato spedito, se sia stato comprato direttamente o attraverso un intermediario
altro che "salute dell'imperatore"...
ma in Italia siamo "creativi" invece di imparare umilmente da chi ha successo....
cavallo:
del resto ecco la tendenza...:
http://www.ilsecoloxix.it/p/economia/2011/01/24/ANYyFyeE-bordeaux_arriva_grazie.shtml
la concorrenza al Chianti e al Barbera viene dalla Cina. Il Paese della Grande Muraglia sta imparando a fare il vino e presto bottiglie con le etichette Great Wall, Dynasty o Changyu potrebbero trovare un posto nelle enoteche dell’Occidente. Come ogni altro tipo di export dalla Cina, anche quello del vino marcia a passi da gigante: nel 2006 i cinesi non erano neanche tra i 10 maggiori produttori di vino del mondo ma entro la metà del prossimo decennio il vino di quel Paese batterà, quanto a quantità, quello australiano, con una produzione annuale destinata a salire da 72 milioni di casse a 128 milioni entro il 2014 (...)
La vasta disponiblità di terreni per vigneti e la varietà di clima e topografia fanno della Cina «una potenziale superpotenza» nel settore della viticultura, ha scritto oggi il quotidiano britannico Independent. (...)Pensando ai nuovi enofili cinesi il gruppo francese Marie Claire sta per lanciare una edizione cinese di uno dei più illustri mensili di vini del mondo, Revue du Vin de France, mentre Dynasty Fine Wines, una dei maggiori produttori del Paese che è in parte controllata dal gigante del liquore francese Remy Cointreau, sta facendo shopping di vigneti: «Abbiamo visitato oltre venti fattorie e quelle in Francia e Australia sono ai primi posti sulla nostra lista delle aquisizioni», ha detto al China Daily il presidente Bai Zhisheng, con l’obiettivo di ottenere «la migliore qualità del vecchio mondo e la scala di produzione del nuovo mondo».
e la risposta quale sarebbe? truffe stile Brunello e Chianti, frammentazione dell'offerta, promozione aziendale invece che dei DOPGC, assenza di marketing, rifiuto di imparare dagli altri e...."salute dell'imperatore"!? ......
uccidiamo anche la vinicoltura italica.....ognuno si suicida come vuole....
Fxyz4ever:
"Prova a vedere se si conoscono di più i vini BORDEAUX o i singoli nomi delle singole aziende produttrici..... (o se si traslittera da parte dei produttori Bordeaux in non so quali ideogrammi di fantasia...)"
Come dicevo sopra, Bordeaux ha già una traslitterazione "popolare" spontanea: 波尔多. Nome inventato dai cinesi, non dall'azienda produttrice.
Anche Chianti ha già una traslitterazione: 基安蒂.
Quindi 康帝 (che ripeto non significa "salute dell'imperatore", ma "imperatore in salute") è in contrasto con una traduzione già preesistente.*
Senza contare, come ho già detto prima, che 罗曼尼·康帝 è la traduzione di Romanée Conti
*ma noi a queste cose siamo abbastanza abituati. Per esempio noi (cinesi d'Italia) chiamiamo Firenze "feilenci" mentre il nome ufficiale in cinese è Foluolunsa.
È vero che i cinesi non sono abituati agli alcoolici dolci, poiché bevono o la birra o le bavande alcooliche tradizionali baijiu (grappe come erguotou, maotai, wuliangye) e huangjiu (vino di riso bevuto soprattutto nello Zhejiang).
Il problema non è che vogliono la dolcezza, ma mal sopportano l'acidità. 10 anni fa, quando i vini d'uva ancora non erano molto diffusi tra la gente comune, molti bevevano il vino rosso ghiacciato miscelato con coca cola e sprite. Poiché appunto non sono abituati all'acidità del vino. E furono molto sorpresi nel vedere che io sorseggiavo il vino "liscio". :D
Mio nonno e un mio zio in Cina sono dei grandi bevitori di huangjiu ma non riescono a farsi piacere il vino d'uva occidentale, perché appunto troppo "acido".
Poi come altrove ci sono anche gli intenditori di vino, che però direi che sono una cerchia abbastanza ristretta.
vasco reds:
CVD.... e mi fermo
vasco reds:
ma oggi è natale!!! allora non sono più scherzi prenatalizi, ma ti stai buttando anche su scherzi natalizi!!!! ma così confondi i bimbi che ci leggono con carnevale (dove ogni schezo vale) e il primo aprile (col pesce d'aprile) infatti:
--- Citazione da: cavallo - 25 Dicembre, 2012, 09:20:50 am ---batsa chiedere anche ad aziende vinicole come "i due aironi" che ha fatto una prova con i suoi vini in cina, dalla prova è risssultato che non erano abbastanza dolci (pignoletto, sangiovese, barbera ecc.) pertanto ha dovuto produrre una linea per il mergato cinese più dolce
invece di chiedere ad un singolo (in organizzatore di banchetti, un'azienda), basta invece guardare sul web o andare in quei luoghi presenti anche a Bologna detti enoteche...e farsi dire quanti e quali vini dolci, assai dolci, niente affatto aspri esistini....
certo, mettere sullo stesso piano il Barbera (che dolce in genere non é) col Sangiovese (che ha una gamma di asprezze e dolcezze vastissima, é cosa che un gestore di enoteca ( anche di una semplice bottiglieria) non farebbe mai......; peraltro quell'azienda citata da vasco non ha nei vini che pubblicizza né Barbera (ovviamente, dato che il Barbera si produce solo in Piemonte e l'azienda citata da vasco é bolognese) né Sangiovese ma semmai Sauvignon e Chardonnay.... strano, no, che vini che non produce (né può produrre, come il Barbera) abbiano avito poco successo in Cina.....
http://www.idueaironi.it/
--- Termina citazione ---
il titolate dei 2 aironi è un VERO professore della facoltà di agraria di bologna e se avessi davvero letto il sito che riporti ti saresti accorto che in "chi siamo" riporta:
Con la “Special Edition”, offriamo inoltre una libera interpretazione delle nostre produzioni per assecondare i gusti della nostra clientela, soprattutto estera, più orientata verso le sensazioni più morbide e profumate.Spedizioni in tutta Italia e nei paesi autorizzati dalle vigenti norme doganali.
inoltre se avessi aperto la sezione "i nostri vini" sotto "special edition" avresti notato che il vino "duetto rosso d'italia" è un Cabernet Sauvignon -Barbera
su su cavallo oggi è natale basta scherzi!
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