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Foto & Video / Re:Clandestini in Cina
« il: 05 Marzo, 2013, 13:45:03 pm »

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Foto & Video / Re:Clandestini in Cina
« il: 05 Marzo, 2013, 13:39:34 pm »
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Foto & Video / Re:Clandestini in Cina
« il: 05 Marzo, 2013, 13:34:11 pm »


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Foto & Video / Re:Clandestini in Cina
« il: 25 Febbraio, 2013, 22:14:21 pm »
Vedete qualcosa?

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Foto & Video / Re:Clandestini in Cina
« il: 25 Febbraio, 2013, 22:13:57 pm »





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Foto & Video / Clandestini in Cina
« il: 25 Febbraio, 2013, 22:12:05 pm »

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Generale / Re:è nato prima l'uovo o la gallina? facebook Vs. QQ
« il: 19 Febbraio, 2013, 11:03:12 am »
Da quando cerano i rettili sulla terra esiste gia uovo.

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Generale / Re:buon anno
« il: 19 Febbraio, 2013, 11:00:44 am »
Buon anno.

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Disinformazione e luoghi comuni / Se la crisi colpisce (anche) i cinesi
« il: 18 Gennaio, 2013, 14:32:29 pm »
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_gennaio_12/Se-la-crisi-colpisce-i-cinesi-2113516571705.shtml
Gli orientali in difficoltà come gli europei: il 10% dei negozi sta chiudendo. Così scopriamo che sono come noi
Di ANTONIO PASCALE

Un giorno, in un bar dell'Esquilino, ho ascoltato una conversazione tra due signore. Oggetto: comunità dei cinesi. Sono molto chiusi, diceva una delle due. Una volta aveva chiesto, per esempio, a una mamma cinese se avesse voluto mandare il figlio a casa sua, per cena. E la risposta era stata no. Molto, ma molto chiusi, aggiungeva. L'altra signora allora le ha domandato: ma tuo figlio, lo manderesti a casa loro? Eh no! A casa loro, no. Effettivamente è più facile prospettare un'apertura a senso unico: sei tu che devi venire da me. Un po' più complicato fare il tragitto inverso. Già, la comunicazione è un guaio. Con la comunità cinese è, come si dice, un guaio di notte.

L'immaginario è molto pesante. Una delle prime cose che ho sentito a Roma riguardava la presunta longevità dei cinesi: non muoiono mai, si diceva. Non esistono funerali cinesi in città. Ne avete mai visto uno? Che fine fanno? Chissà che strani giri! C'ho anche creduto, alla mancanza di funerali. Finché non ho letto un reportage di Riccardo Staglianò. Dove si metteva in atto un semplice esperimento, come si dice, riproducibile e dunque scientifico. Si andava a controllare al Verano. Ebbene le tombe di cinesi c'erano. Eccome se c'erano.

Insomma, la serie di pregiudizi sulla comunità cinese ha peggiorato la comunicazione, del tipo: se tu non vuoi venire da me è perché siete strani e chiusi, se io non mando i miei figli da voi è perché, appunto, siete strani e chiusi. Queste sensazioni emotive poi fanno da calamita e ne attirano altre. I cinesi copiano, esportano prodotti contaminati, e sono responsabili della crisi occupazionale. Quante volte abbiamo attribuito la colpa della crisi a qualcun altro, prima ai cinesi, poi all'euro, poi alla Germania (crisi che in realtà è iniziata dal 1992 e da allora si è solo aggravata, appesantiti come siamo da privilegi e scarsa capacità innovativa). Ora a proposito di crisi, pare che quest'ultima stia colpendo anche i cinesi di Roma. Alcuni negozi stanno chiudendo, almeno il 10%, pare.

Non so se la notizia ci colpisca perché, appunto, scopriamo che anche i cinesi sono «mortali» e sensibili ai conflitti dei mercati, e dunque migliora la nostra capacità di comprensione empatica, oppure perché, al contrario, pensiamo: ci stiamo liberando di un peso, non devo più invitare nessuno a casa mia. Fatto è che sarebbe un peccato trattare con superficialità l'immaginario cinese.

Gran parte delle scelte prese a Pechino si riflettono inevitabilmente sulle nostre azioni quotidiane e, con ogni probabilità, sulle sorti delle future generazioni d'Europa. Le riforme economiche e la graduale apertura all'esterno hanno consentito l'ingresso nel Paese di tecnologie e competenze - grazie alle quali Pechino ha prodotto per i mercati esteri, beni di consumo che il mondo occidentale ha sfruttato a pieno, mantenendo bassi i prezzi sui propri mercati. Comunque, ora, crisi o meno, è il caso di approfittarne. Compito della sinologia e di tutti noi (io vengo a casa tu e tu nella mia) è cercare di offrire un contributo più critico e informato, di sicuro più analitico. Sono elementi necessari per capire l'importanza di Pechino nel contesto della futura governance globale. E romana, naturalmente.

ANTONIO PASCALE

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http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_gennaio_10/cinesi-in-fuga-da-italia-financial-times-2113486634689.shtml
ROMA - Scappano via dall’Italia e da Roma. La crisi c’è per tutti, certo, ma molti cinesi tagliano corto e hanno cominciato a tirar giù le serrande. Una parte per sempre, altri in attesa di tempi migliori. Nella Capitale il fenomeno si avverte all’Esquilino, ma non risparmia anche altre zone di recente insediamento cinese. A reagire è soprattutto la prima comunità cinese, quella insediatasi oltre vent’anni fa. Si salva la ristorazione, i più colpiti sono i negozi di abbigliamento e di casalinghi. Il nuovo trend, segnalato due giorni fa dal quotidiano britannico Financial Times, trova riscontro nella Città Eterna e gli osservatori della comunità cinese confermano in coro: sempre più cinesi optano per il ritorno in Cina, qualcuno però opta per rotte diverse come l’America Latina.
SCARSA FIDUCIA NEL 2013 - Tra chi ha abbassato la serranda ci sono molti in attesa di tempi migliori. «Ma per il 2013 e il 2014 non se ne parla proprio», spiega Lucia King, da anni ponte tra la comunità cinese e il paese Italia. «Quanti sono andati via? Difficile dare i numeri…Duemila, tremila?». E’ Sarah Fang della rivista Il tempo Europa Cina ad ammettere per prima il nuovo fenomeno. «E’ vero, tanti negozi di connazionali sono ormai chiusi, basta fare un giro per i quartieri a piu alta presenza cinese – spiega la giornalista - . Lo stesso sta avvenendo anche in Spagna, per quel che so».
UN LAVORO NELLO ZEHJANG - «I nostri tornano in Cina, la maggioranza nella regione dello Zehjang di cui sono originari - prosegue Fang -, sono perlopiù uomini adulti che tornano a casa a cercare un lavoro nell’economia che tira in madrepatria, lasciano qua la moglie e i figli che vanno a scuola. In altri casi resta qua il marito e la famiglia torna dai parenti in Cina. E poi ci sono famiglie intere che se ne vanno. Su seicento esercizi che ci sono intorno a piazza Vittorio, secondo me il 10% ha chiuso…».
RIENTRATI IL 60% DEI PIONIERI - Lucia King cerca anche lei di fornire una stima, riguarda la prima comunità arrivata a Roma e che appare la più colpita dalla sindrome ritorno. «Penso che il 60% dei primi cinesi arrivati a Roma se ne sia ormai tornato in Cina – spiega -. Non è solo una partenza definitiva, c’è anche chi fa avanti e indietro in attesa di tempi migliori. E poi c’è anche gente che si sposta in altri Paesi. Dove? Ho amici che si sono spostati in Africa e nel Sud America. Cercano nuove opportunità. I cinesi sono coraggiosi, prendono e vanno». Insomma, si chiude.
PRONTI A TORNARE, SE SERVE» - C’è anche chi chiude «temporaneamente», secondo l’idea che un negozio chiuso costa molto meno, in questo momento, di un negozio aperto. Anche l’ambasciata cinese sta facendo i conti con questi nuovi trend. Spiega il consigliere Yao: «Sì, c’è chi va via, ma molti sono pronti a tornare se l’economia riprende a tirare. Molti hanno il permesso di soggiorno, non lo vogliono buttare via così. Vanno via i più vecchi, certo, ma anche i giovani della seconda generazione. Una parte per prendersi una pausa, e una parte perché è attirata dalla situazione economica cinese e dal suo forte sviluppo». Insomma, la fuoriuscita dei cinesi da Roma e dall’Italia è in pieno corso. Ancora prematuro capire quanto sia definitiva e quanto temporanea. Sta di fatto che i tempi della cosiddetta «invasione cinese» stanno diventando un ricordo sbiadito e lontano.

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http://firmiamo.it/cisto
C¡ STO! - Campagna Stop al Traffico Organizzato di donne tra vietnam e cina Il traffico di donne è uno dei problemi più seri presenti sulla scena mondiale al giorno d'oggi. Tutti i paesi ne sono in qualche modo coinvolti: i più poveri come terra d'origine delle vittime, i più ricchi come prigione nel quale esse servono la loro schiavitù. Le stime annue sul traffico di esseri umani sono enormi ed in costante crescita, tra 700.000 e 2.000.000 di persone trafficate ogni anno, con un giro d?affari ad esso collegato secondo solo a quello di armi e droga. Spesso questo racket sfrutta ed inganna le fasce deboli della popolazione, le persone più povere che sperano di trovar miglior fortuna altrove; donne che vogliono sfuggire a contesti familiari o sociali troppo violenti e che si fanno ingannare con falsi annunci di lavoro o con matrimoni combinati oltre confine. Il tutto sempre tramite coercizione e sfruttamento. Nel Vietnam del Nord, la rotta principale del traffico è verso la Cina e la richiesta (soprattutto di donne e bambini) è in drammatico e crescente aumento data la politica del figlio unico cinese che, accompagnata ad una forte tradizione patriarcale predilige i figli maschi. Il risultato è che, attualmente, vi sono milioni di uomini in più rispetto alle donne. Tutti i paesi confinanti, ma specialmente il Vietnam sono quindi coinvolti nel rapimento di donne che vengono trafficate verso la Cina. L'Unione delle donne del Vietnam, supportata anche da GTV ? Gruppo Trentino di Volontariato è impegnata in questo settore con un approccio multisettoriale. Gli interventi vanno dalla prevenzione, alla sensibilizzazione per la popolazione e le autorità coinvolte, fino alla reintegrazione di chi, dopo essere stata vittima, riesce a rientrare nella propria comunità d'origine. La campagna C¡ STO! nasce proprio con lo spirito di far luce su questa tragedia che milioni di donne vivono ogni giorno. La Campagna si propone inoltre di sensibilizzare ed informare la popolazione italiana su un tema così delicato. Vogliamo, attraverso le adesioni a C¡ STO! far sapere all'Unione delle Donne che la popolazione italiana Ci STA! Ci sta nel denunciare questo terribile fenomeno e ci sta nel supportare le attività per combatterlo! Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questo tipo di realtà, la schiavitù è stata abolita quasi due secoli fa, eppure questo fenomeno non fa che trasporne, in chiave moderna, le stesse peculiarità. E tu C¡ STAI a dire Stop al Traffico Organizzato di donne tra vietnam e cina? Io C¡ STO!

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