Di certo c'è una cosa giusta che è stata detta, almeno in parte. Il reale costo della vita deve essere riferito al costo di quello che ti serve per campare. Non so, Riso, Olio, Carne, Pesce, Verdura, Frutta, Soia, Acqua. Le cose base che il popolo cinese gli servono per campare. Anche questo però varia da città a città però comunque è l'unico indicatore che ti fa capire se bisogna intervenire oppure meno, in che misura, e cosa fare esattamente. E' complesso come problema ma va per forza di cose affrontato.
Obiettivamente, per citarne una, la frutta non può costare come in Italia. Quindi il problema va affrontato per capire da cosa dipende tutto questo e che speculazione c'è sotto. Capisco se aumenta il costo delle cose quando tutti hanno la grana, ma visto che molta gente la grana non ce l'ha o fai quadrato e capisci che devi fare oppure rischi che un giorno la situazione possa degenerare.
I prezzi di alcune derrate alimentari a un certo punto della catena sono uguali in tutto il mondo, quello che cambia e che lo fa variare al consumatore sono i ricarichi della catena di distribuzione, i costi di logistica e infine le politiche che possono servire a calmierare i prezzi o a creare una barriera al prodotto di importazione.
Per fare l'esempio dell'olio di oliva che si è citato, il consumatore italiano lo può trovare a prezzi più bassi perché in Europa ci sono degli incentivi sull'olio di oliva.
Lo stesso vale per le farine, se le prendi da broker internazionali i prezzi sono uguali, ma tantissimi paesi applicano delle politiche per calmierare i prezzi o con incentivi o, nel caso della Cina, con politiche di controllo sul mercato che più o meno hanno gli stessi effetti.
Anche in Italia, per certi tipi di pane, ci sarebbero i prezzi calmierati proprio per la funzione sociale di garantire il minimo anche alle fasce di popolazione meno abbiente.
Il fatto è che, come in Italia praticamente il pane a prezzo calmierato il consumatore medio non lo trova in praticamente nessuna panetteria, così in Cina il consumatore medio sempre più difficilmente trova i prodotti a prezzi calmierati.
Per cui, per esempio, lo stato in Cina non interviene sui cetrioli o pomodori citati da MBC, ma su altri tipi di derrate alimentari che però la distribuzione non ha alcun interesse a tenere perché a fronte di margini molto bassi la clientela, che ha un potere di acquisto via via maggiore, si orienta su prodotti più pregiati.
L'aumentare del potere di acquisto medio fa sì che siano sempre di meno i prodotti a prezzo controllato sul mercato e chi segue l'economia cinese dagli inizi delle riforme economiche si ricorderà che ancora negli anni '80 c'erano i liangpiao, una forma di controllo sui consumi di generi alimentari, o ancora negli anni '90, a causa della scarsa varietà di coltivazioni, nelle città del nord, compresa Pechino, quando arrivava sul mercato il cavolo bianco o dabaicai 大白菜 le famiglie ne facevano incetta e i balconi si riempivano di cavolo sufficiente per tutto l'inverno e per fare vari tipi di conserva.
Adesso le forme di controllo sulla produzione agricola sono diversi e agiscono come incentivi sulla produzione, con alcune sementi a prezzo controllato, incentivi finanziari a certi tipi di produzione ecc.
Ma spesso le pianificazioni falliscono e a questo proposito consiglio di leggere quello che è successo per i lychees, che era prelibatezza per nobili nell'antichità, costava $50 dollari al kg nel 1993 e costa adesso poco più di un dollaro al kg.
http://www.lycheesonline.com/In_china_Farmers.cfmTra l'altro questo episodio è sintomatico dell'altra faccia della medaglia del dinamismo cinese: il tuffarsi a capofitto tutti insieme in un mercato considerato profittevole fino a che questo si rovina.